Il caso Emanuela Orlandi continua a infiammare le coscienze. Che fine ha fatto la ragazza con la fascetta, scomparsa il 22 giugno 1983? La storia di un giallo senza soluzione.
Il mondo la ricorda nelle sue foto più famose, una con un flauto traverso e una con la fascetta tra i capelli. Sono le immagini di Emanuela Orlandi finite su giornali e tv, su manifesti e appelli della famiglia online per ritrovarla. Ma di lei, scomparsa in un tiepido 22 giugno del 1983, si è persa ogni traccia. Il suo nome, la sua storia consegnati a uno dei capitoli più sinistri e nebulosi della cronaca italiana, e anche una docu-serie su Netflix, Vatican Girl, ha provato a indagare…
Chi era Emanuela Orlandi?
Cittadina del Vaticano, nata a Roma il 14 gennaio 1968 sotto il segno del Capricorno, Emanuela Orlandi è scomparsa il 22 giugno 1983 e la sua sorte, mai compresa, è uno dei cold case più celebri e sinistri di tutti i tempi.
I genitori sono Maria e Ercole Orlandi, quest’ultimo messo pontificio e uomo di fiducia di Papa Giovanni Paolo II, è la penultima di 5 figli. Pietro Orlandi, il fratello che non si è mai arreso alla sua sparizione, è uno dei volti simbolo della lotta per la verità.
Aveva soltanto 15 anni quando la sua vita di tutti i giorni è finita ed è iniziato un mistero lungo decenni: Emanuela Orlandi è viva? Nessuna risposta, nel magma incandescente di teorie del complotto, depistaggi e terribili segreti.
Al destino tragico di Emanuela si collegherebbe – secondo alcune letture degli eventi – la misteriosa sparizione di un’altra ragazza, di cui si sono perse le tracce il 7 maggio 1983: Mirella Gregori.
La scomparsa di Emanuela Orlandi
Emanuela Orlandi era una studentessa del Liceo Scientifico, allieva di una scuola di musica (dove faceva pianoforte, flauto traverso e canto corale) in piazza Sant’Apollinare, a Roma. Ed è proprio per una delle sue lezioni che è uscita di casa, quel 22 giugno 1983, senza fare più ritorno.
L’ultimo contatto della 15enne con la famiglia è cristallizzato nella telefonata fatta dalla ragazza a sua sorella, in cui le ha raccontato di aver ricevuto una proposta di volantinaggio per un’azienda di cosmetici.
L’incontro con un’amica, poche battute e via alla fermata dell’autobus dove un vigile urbano, secondo quanto emerso, l’avrebbe vista parlare con un uomo alla guida di una Bmw nera (auto su cui non è chiaro se sia salita). È questo l’inizio del giallo.
L’Amerikano e Ali Agca
C’è un momento che fissa un binario (poi rivelatosi morto) percorso dalle indagini sul caso Orlandi. Si tratta della prima di 16 telefonate (che hanno aperto le porte ad altri misteri collaterali), fatte da cabine telefoniche a margine della scomparsa.
La chiamata è arrivata prima alla Sala stampa del Vaticano, da un anonimo – ribattezzato ‘L’Amerikano‘ – che ha affermato di tenere in ostaggio la 15enne. L’interlocutore, mai scoperto, chiedeva la liberazione di Ali Agca, l’attentatore di Wojtyla che sparò al Papa in piazza San Pietro.
Poco dopo, è un’altra telefonata, ma a casa Orlandi, in cui l’Amerikano ha fatto sentire una voce registrata (non è chiaro se della 15enne) che ripeteva: “Scuola: Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, dovrei fare il terzo liceo ‘st’altr’anno… scientifico“.
Nessuno dei contatti con questo sconosciuto si è mai rivelato utile a una svolta nel giallo. Se a rapire Emanuela sia stata l’organizzazione dei Lupi grigi (di cui faceva parte Agca) non è mai stato accertato.
Piste, depistaggi e buchi nell’acqua
Tra le tante ipotesi dietro il caso Emanuela Orlandi si sono affacciati, negli anni, tantissimi scenari sinistri. Uno di questi vedrebbe la giovane rapita dalla criminalità organizzata romana, con lo scopo di consegnarla a esponenti della Chiesa. Spicca la pista della banda della Magliana, di cui per anni si è discusso ma che non è stata risolutiva.
Questo scenario è tornato in testa alle cronache nel 2005, quando Chi l’ha visto? ha ricevuto la chiamata anonima in merito al giallo Orlandi, in cui si invitava a verificare chi fosse sepolto a Sant’Apollinare. Si trattava di Enrico ‘Renatino’ De Pedis, boss della Magliana, che l’anonimo indicava come autore di un “favore al cardinal Poletti“. Il filone d’inchiesta su questo fronte, però, non avrebbe dato alcun esito.
Si è poi insinuata la pista della pedofilia, fortemente sostenuta dal celebre esorcista Padre Gabriele Amorth. Nel 2018, il ritrovamento di ossa in un edificio della Nunziatura apostolica di via Po, a Roma, ha riacceso i riflettori sull’ipotesi che potesse trattarsi di Emanuela. Anche questa strada, però, si è dimostrata un vicolo cieco.